La Mansarda di Miele |
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Le 110 pillole | ||
Le 110 pillole sono una delle opere più discusse e controverse di Magnus; la storia è tratta da un romanzo cinese ("Chin P'ing Mei") e narra di Hsi-Men Ching, un ricco e gaudente farmacista, e delle sue sei mogli. Le 110 pillole del titolo sono un miracoloso afrodisiaco che un anziano monaco dona a Hsi-Men; quasi drogato dalle sue 'pillole', Hsi-Men si fa travolgere in un vortice di sesso, orge e depravazioni che lo portano ad un rapido logoramento mentale e fisico, fino alla morte neanche un anno dopo l'incontro con il monaco. Ecco il punto scottante: la matita di Magnus è stata più che generosa nel descrivere il suddetto vortice, e questo non poté che far nascere diverse polemiche, costringendo anche Totem ( la rivista che ospitava la prima pubblicazione ) a censurare alcune scene. D'altro canto proprio le 110 Pillole furono un grosso successo e fecero conoscere Magnus in tutta Europa ( il volume fu pubblicato in Francia, Spagna, Olanda, Grecia, Danimarca, Svezia; ma anche negli Stati Uniti, Brasile e perfino Giappone). Un successo di tale portata non può che "promuovere" Magnus, anche nella scelta che fece di raffigurare tutta la storia in maniera più che esplicita; del resto Magnus é sempre stato un apripista in questo senso: certo siamo ben lontani dai tempi delle donnine in baby-doll di Kriminal, tuttavia anche se all' epoca il fumetto erotico era già sdoganato, e grazie ad artisti come Manara, Crepax e Giardino era stato promosso ufficialmente ad arte, c'era ancora qualche pudore inconfessato. Certo Magnus non si curava molto dei pudori, li aveva anzi in forte antipatia, e per questo era 'allergico' ad un certo tipo di erotismo: quello ipocrita e poco realistico, quello che 'inquadrava spesso sederi maschili per nascondere gli amplessi' (come dichiarò lui stesso). Dunque le 110 Pillole abbondano nella loro prima parte di amplessi di ogni genere: scopriamo che anche un fumetto di qualità, un'opera ricercata e raffinata come le Pillolle può mostrare e descrivere apertamente una fellatio (il che oggi fa sorridere, visto come il sesso orale si è conquistato nientemeno che le prime pagine dei quotidiani!). E dire che, alla fine, nelle scene 'hard' delle Pillole c'é ben poco di gioioso: sono episodi che accompagnano il declino del protagonista, è più morte che vita; del resto è ben triste anche il contesto, quello ben rappresentato della Cina Medievale, dove ricchi possidenti come Hsi-Men collezionano mogli come soprammobili e frequentano bordelli appropriandosi di ragazzine che sin da piccole vengono istruite alla prostituzione. Per breve tempo lo Hsi-Men lussurioso torna a una dimensione più umana, quando tenterà di riconquistare la stima della prima moglie, Madama Luna: dei tanti rapporti che costellano la storia, questo é l'unico che Magnus ci nasconde. La scena si chiude con un bacio accennato e si riapre con un semplice "Alcune ore dopo": in quelle ore, di amore più che di sesso, il lettore non ha il diritto di sbirciare (né lo stesso disegnatore sarebbe in grado di rappresentarle); non a caso proprio quell'incontro lascerà un erede a Hsi-Men, e non qualcuno degli altri innumerevoli amplessi. Proprio al termine della scena Madama Luna pronuncia delle semplici parole che, se inserite qualche pagina più avanti, sarebbero apparse come ferali: "Ognuno segue la sua felicità e compie così il proprio destino", e così Hsi-Men morirà come lentamente eroso da un oscuro morbo, e la voluttuosa Loto d'Oro, come ci rivela l'epilogo, non avrà sorte migliore, mentre per Madama Luna "...ci fu molta pace e una vecchiaia riposante". Così, con questa sorta di morale, si chiude il racconto; Le Pillole sono una importante tappa di maturazione per Raviola: la ricchezza del disegno é massima, ma al tempo stesso il tratto e più leggero, liberato dai neri e dalle ombre del Magnus vecchia maniera (una svolta che era iniziata con Necron) e del tutto svincolato dal grottesco di Alan Ford. |
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